Una nota maison dello Champagne ha preso spunto da un naufragio di una imbarcazione ed ha voluto fare un test di invecchiamento sott’acqua, con alcune delle sue cuvée in un deposito nell’oceano.
La storia parte nel 2010 quando un gruppo di subacquei ha scoperto un deposito di bottiglie di vino in un relitto, al largo delle Isole Åland nel Mar Baltico.
La nave era salpata intorno al 1840, ma fu colpita da un uragano durante il viaggio affondando nell’oceano tra la Svezia e la Finlandia.
Le bottiglie ritrovate appartenevano alla vendemmia del 1839, un periodo della storia della nota casa di Champagne che, in quella imbarcazione aveva depositato numerose bottiglie le quali però non son mai arrivate a destinazione.
Lo Champagne della nota maison sono poi andate all’asta per 30.000 euro a bottiglia, ovviamente si parla di un prodotto di 170 anni.
Le bottiglie essendo ben conservate dalle profondità dell’oceano ha spinto i collezionisti e gli studiosi nel capire meglio ed approfondire l’argomento, dal lato scientifico.
La nota casa di Champagne ha quindi deciso di creare un progetto per conservare le sue bottiglie nelle profondità dell’oceano, al fine di comprendere il comportamento del vino in condizioni di invecchiamento estreme.
La maison ha deciso di immergere 350 bottiglie nella stessa zona del Mar Baltico dove era stato ritrovato il relitto. A scopo di confronto, bottiglie identiche sono state collocate nelle loro cantine a terra, a 42 metri sotto il livello del mare e ad una temperatura di 10°C.
Sono state selezionate quattro diverse cuvée: Brut Yellow Label non vintage in bottiglia da 75 cl (base 2010) e magnum (base 2008), Vintage Rosé 2004 e Demi-Sec (base 2010). Le bottiglie sono state sboccate nella stessa data, poi poste ad affinare in questi due distinti locali.
Le bottiglie collocate nel Mar Baltico erano a circa 40 metri di profondità, senza luce e a una temperatura bassa costante di 4°C. La pressione esterna è di 5 atmosfere – guarda caso, la stessa pressione che si trova all’interno di una bottiglia di Champagne.
Il Mar Baltico ha una bassa salinità (20 volte inferiore a quella dell’Oceano Atlantico) e, da una recente analisi scientifica delle bottiglie sommerse per la prima volta nel 2014, ha dimostrato che l’acqua di mare non era riuscita a penetrare dentro il vetro.
Il team della nota maison francese ha scelto di mostrare i risultati dei suoi esperimenti sul luogo del naufragio, svolgendo l’estrazione delle bottiglie dal fondo del mare da parte di una squadra di sommozzatori a fine Dicembre 2023.
I cibi abbinati erano progettati per abbinarsi al vino invecchiato in mare, ideati da uno di un ristorante vinicolo svedese.
Gli invitati all’evento hanno degustato i vini della cantina e del mare, per ciascuna delle quattro cuvée, con bottiglie raccolte dalle profondità del mare appena due giorni prima della degustazione completa di entrambe.
Gli Champagne invecchiati in cantina erano più aperti, con frutti più ampi e note più terziarie, mentre quelli invecchiati nel Mar Baltico erano un po’ timidi e piuttosto chiusi, con sapori più fruttati.
Il Brut Yellow Label ha mostrato la differenza più evidente, mentre le variazioni nel Vintage Rosé sono state le meno significative, con l’uso di vitigni rossi che sembrano aver avuto un ulteriore effetto protettivo sull’invecchiamento.
La degustazione descrittiva in prossimo articolo.