Uno studio ampiamente pubblicato sulla rivista Science indicava già che nel 2015 erano stati prodotti e scartati circa 6,3 miliardi di tonnellate di polimeri plastici, di cui solo il 9% riciclati e il 12% inceneriti.
Il restante 79% si accumula in discariche o ambienti naturali, contribuendo all’aumento della contaminazione da microplastiche, uno dei maggiori problemi ambientali al mondo.
I ricercatori dell’Unifesp hanno rivelato che la maggior parte dei prodotti presunti “ecologici” venduti in 40 supermercati appartengono alla classe oxo-degradabile, vietata in molti Paesi per il peggioramento dell’inquinamento da microplastiche.
Per indagare su questo problema, i ricercatori Unifesp hanno analizzato i prodotti presumibilmente realizzati con plastica biodegradabile in vendita nei supermercati brasiliani. Hanno visitato 40 stabilimenti e hanno trovato 49 prodotti diversi, tra cui borse, tazze, piatti, posate e utensili da cucina.
Dallo studio è emerso che, in media, questi prodotti erano più costosi del 125% rispetto ai prodotti realizzati con plastica convenzionale, ma nessuno di essi soddisfaceva i requisiti minimi per essere considerato veramente biodegradabile.
Per essere considerato biodegradabile, un prodotto deve convertirsi in acqua, anidride carbonica, metano e biomassa in un periodo di tempo relativamente breve quando viene disperso nell’ambiente. Tuttavia, nessuno dei 49 prodotti testati soddisfaceva questo requisito.
La stragrande maggioranza di questi prodotti era realizzata con una classe di materiali noti come oxo-degradabili. Questi materiali, nonostante il loro nome, non si degradano in normali condizioni ambientali.
Sono polimeri di origine fossile con additivi metallici che accelerano il processo di ossidazione e frammentazione, ma i frammenti possono rimanere in natura per decenni, contribuendo alla formazione di microplastiche.
Le plastiche oxodegradabili sono già state vietate in diverse parti del mondo, compresa l’Unione Europea. In Brasile la loro vendita non costituisce reato, ma il nome fuorviante di questi prodotti solleva dubbi di “greenwashing”, ovvero di false dichiarazioni ambientali nei prodotti commerciali.
Il disegno di legge 2524/2022 è attualmente in fase di elaborazione presso il Senato brasiliano e mira a vietare l’uso di additivi oxo-degradabili nelle resine termoplastiche, nonché la produzione, importazione e vendita di prodotti realizzati con plastiche oxo-degradabili.
Questo progetto potrebbe contribuire a un’economia circolare della plastica in Brasile, un passo urgente dato l’aumento della contaminazione da microplastica negli ambienti naturali.
L’Associazione brasiliana dell’industria della plastica (Abiplast) sostiene il divieto dell’uso di additivi oxo-degradabili, ma è contraria alla PL 2524/2022, sostenendo che l’economia circolare richiede un approccio più globale e sistemico, come suggerito in un altro disegno di legge (PL 1874/ 2022) che stabilisce la Politica Nazionale di Economia Circolare. Abiplast è però d’accordo con un dibattito serio e puntuale sull’uso della plastica e sui suoi benefici per la società.
Il problema dei prodotti in plastica “biodegradabili” che non soddisfano le reali esigenze ecologiche evidenzia l’importanza della regolamentazione e di un impegno genuino per la tutela dell’ambiente durante tutto il ciclo di vita di un prodotto.
Source
Agência Fapesp.