I compensi nel commercio al dettaglio, in genere, non sono molto alti e le persone sono sempre alla ricerca di migliori opportunità. Molte persone non la vedono come una carriera a lungo termine. I brand non sempre hanno considerato questo aspetto e non hanno investito nelle persone come avrebbero dovuto.
Quindi la transazione a breve termine non è proprio ciò di cui i marchi hanno bisogno per prosperare in futuro ed alcuni marchi stanno prendendo in considerazione quanto sopra in ritardo, in quanto adesso la situazione è molto seria.
La generazione Z non intende in alcun modo, ad esempio, essere raggirata da false promesse da quelle aziende che fanno pubblicità con testimonial super pagati, ma poi si comportano in modo disdicevole con i dipendenti.
La generazione Z cerca non solo l’equilibrio tra lavoro e vita privata, ma anche lo sviluppo personale ed i marchi dai più blasonati a quelli meno conosciuti, ad oggi, sanno parlare molto, ma danno ben poco o nulla di garanzie concrete, in particolare modo quando si tratta di formare e sviluppare le persone in un lavoro di vendita al dettaglio.
I brand, secondo le interviste svolte a numerosi giovani in cerca di un lavoro nel settore, dovrebbero davvero concentrare i propri sforzi sulla formazione delle persone e sulle loro competenze trasversali, in quanto le risorse digitali non sono in grado di fare ciò che la realtà fornisce in modo concreto e assimilabile.
I rivenditori potrebbero sfruttare l’intelligenza artificiale per determinare i livelli ottimali di personale e sfruttare strumenti di clienteling, affinché i dipendenti se meritevoli diventano promotori soddisfatti e comunicatori del brand in cui lavorano.