La denominazione antica nasce in riferimento alla “vigna dei monaci della Badia Fiorentina, chiamata un tempo anche vigna di Sant’Apollinare dal nome della vicina chiesa non più esistente”.
Si sa che su questo vigneto nacque la chiesa di San Simone, e ai tralci di viti legati a mazzo farebbe riferimento anche il nome della vicina via dell’Anguillara.
La strada venne detta “vecchia” per distinguerla dalla “vigna nuova” dei religiosi di San Pancrazio.
È ugualmente attestato, per il tratto tra via dell’Acqua e la piazza di San Firenze, il nome di via della Giustizia, dato dalla presenza del palazzo del Bargello dove risiedeva il Capitano di Giustizia.
La zona era anticamente dominata dalla famiglia Rucellai, che qui aveva il palazzo di famiglia, disegnato da Leon Battista Alberti, e una graziosa loggia rinascimentale di poco posteriore.
Altri antichi palazzi nobiliari, sebbene non paragonabili a Palazzo Rucellai, sono, sul finire della strada, il palazzo dei Temperani e il palazzo dei Berardi.
Quanto sopra perché a quel tempo le campagne circostanti alla città erano insicure, quindi spesso i vigneti venivano fatti in vicinanza o dentro le mura, dei monasteri e dei castelli, come emerge anche un’ampia toponomastica giunta in parte fino ad oggi. [1]
Via della Vigna Vecchia va dal retro di Palazzo Vecchio e porta in Santa Croce ove erano impiantate le vigne dei Monaci Benedettini della Badia Fiorentina, proseguendo si arriva alla Via della Vigna Nuova, che unisce Via Tornabuoni con l’Arno e indica dove un tempo erano coltivate quelle dei Monaci Vallombrosani. Abbiamo anche l’odierna Via Vineggia, un tempo chiamata Via di Santa Maria in Vigna, e segnala il luogo dove c’erano i vigneti di Santa Maria Novella. [2]
Il vino, oltre ad essere consentito nell’alimentazione delle comunità religiose, presso le quali veniva anche offerto ai pellegrini, era indispensabile per la Messa e per la comunione dei fedeli che, fino al XII secolo, consumavano sia il pane, che il vino consacrati.
Le proprietà agricole dei monasteri e dei vescovi, spesso notevolmente accresciute dai lasciti, divennero centri di coltivazione della vite, mentre gli ordini monastici, fino da quelli più antichi, quali i Basiliani e i Benedettini, portarono la coltura della vite fuori dalle mura cittadine ai limiti estremi di latitudine ed altitudine.
Nella seconda metà del secolo scorso giungono dai monaci le prime acquisizioni nei settori della microbiologia, chimica enologica, nutrizione, concimazione della vite, biologia, ampelografia, entomologia e della patologia viticola, con le quali iniziò il graduale passaggio della tecnica vitivinicola dal tradizionale empirismo alla moderna impostazione su precise conoscenze scientifiche. [3]
Fonti
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Via_della_Vigna_Vecchia
[2] https://www.dispensafiorentina.com/il-vino-nella-storia-di-firenze/
[3] https://www.unifi.it/notizie/dall_ateneo/prolusion.html