Il governo russo intraprenderà iniziativa con l’Associazione dei viticoltori e dei produttori di vino della Russia (AVVR) per imporre dazi sulle importazioni di vino dai paesi cosiddetti “ostili”, compresi gli stati della NATO, il cui tasso sarà del 200%.
Nel luglio 2023 il governo ha già aumentato i dazi sull’importazione di vini provenienti da paesi “ostili” – dal 12,5% al 20% fino al 2024, mentre tale aumento è probabilmente considerato insufficiente da alcuni funzionari statali e produttori di vino locali.
Tra le altre misure proposte per i produttori di vino nazionali c’è anche la fissazione di una quota del 20% per il vino russo, nei negozi al dettaglio dal 1 settembre 2024 con un ulteriore aumento fino al 50%. Oltre ai dazi del 200%, l’Associazione ha anche proposto di cancellare il regime preferenziale per le importazioni di vino dalla Georgia.
Esiste anche la possibilità di stabilire una quota per bar e ristoranti per almeno il 50% di prodotti nazionali nella carta dei vini, a partire dal 1 settembre e di elencare tali bevande all’inizio dei loro menu.
Nel frattempo, gli ultimi piani dello Stato russo e dell’associazione dell’industria locale hanno già suscitato serie critiche da parte di alcuni noti importatori di vino russi e di analisti nel campo del business del vino, la maggior parte dei quali ritiene che l’attuazione di tali misure porterà ad una forte aumento dei prezzi del vino in Russia (compresi i vini nazionali) e l’effettiva sospensione delle importazioni di vino dalla maggior parte degli stati dell’UE e da altre nazioni occidentali.
Gli analisti ritengono inoltre che le importazioni di vino da paesi come il Sud Africa, l’Argentina e il Cile non soddisferanno completamente il fabbisogno interno di vino, il che potrebbe addirittura portare alla sua carenza in alcuni segmenti del mercato vinicolo russo.
Attualmente la maggior parte dei vini russi sono molto costosi, anche a causa della mancanza di produzione di massa all’interno del paese, poiché l’industria è molto giovane.
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