Figlia di un geologo astigiano e di una letterata siciliana, a sette anni si trasferì con la famiglia da Roma a Milano, dove frequentò la scuola media Tommaseo e il liceo classico delle Orsoline. La lettura della biografia di Marie Curie e la spiegazione di Einstein dell’effetto fotoelettrico la avvicinarono alle materie scientifiche ed in particolare alla fisica, nella quale si laureò con indirizzo sub-nucleare nel 1984 presso l’Università Statale di Milano. Nello stesso anno fu ispirata a intraprendere un dottorato di ricerca sulle particelle elementari dall’attribuzione del Premio Nobel a Carlo Rubbia. La tesi di dottorato riguardò l’analisi dei dati dell’esperimento UA2.
È entrata a far parte del CERN nel 1987 lavorando su vari esperimenti, tra cui UA2 al Super Proton Synchrotron (SPS) e ALEPH al LEP, il precursore di LHC.
Nel 1990 ha iniziato a lavorare sull’argon liquido. In febbraio 1992 ha partecipato all’esperimento ATLAS, che si avvale della collaborazione di oltre 3000 studiosi, in gran parte fisici provenienti da 38 paesi di tutto il mondo, ed è considerato il più grande esperimento scientifico mai realizzato.
Dopo esserne stata coordinatrice dal 1999 al 2003, eletta dai propri colleghi ha ripreso tale carica dal 2009 al 2013. Proprio in qualità di portavoce di ATLAS, il 4 luglio 2012 ha annunciato presso l’auditorium del CERN, unitamente a Joseph Incandela, portavoce dell’esperimento CMS, la prima osservazione di una particella compatibile con il bosone di Higgs.
«Il bosone di Higgs è una particella molto speciale che non appartiene alle due classi in cui si suddividono le altre particelle: quelle di materia, […] che sono i costituenti fondamentali dell’atomo, e quelle di interazione, che trasmettono l’Interazione elettromagnetica, quella debole e quella forte. Il bosone di Higgs è diverso perché ha il compito di dare massa a tutte le altre particelle e, se così non fosse, il nostro universo non esisterebbe e ovviamente non esisteremmo neppure noi».
«Il meccanismo di Higgs entrò in azione dopo un centesimo di miliardesimo di secondo dalla esplosione del Big Bang e diede massa ad alcune particelle lasciandone altre senza massa. Dal Modello Standard, che è l’insieme delle nostre conoscenze che finora meglio descrivono la composizione della materia e le forze che fanno interagire le particelle, sapevamo che ci sono particelle come il fotone che non hanno massa ma sono pura energia e viaggiano alla velocità della luce e altre invece che hanno massa. La ragione era un mistero. Adesso abbiamo capito che questo fatto dipendeva dalle differenti interazioni che queste particelle avevano con il bosone.»