Il cappello di paglia, rispetto agli altri tipi di cappello, presenta una storia a sé. Utilizzato da tempi immemorabili dalle popolazioni rurali, contadini e gente di campagna, per difendersi dal sole durante il lavoro.
Le sue origini sono rurali poiché furono le popolazioni contadine ad utilizzarlo per prime in quanto serviva per proteggere testa, durante le lunghe giornate di lavoro sui campi.
Nel XIX secolo il cappello di paglia inizia ad essere di moda, sia per gli uomini che per le donne. I principali luoghi di produzione di cappelli di paglia furono la Svizzera, e Firenze in Italia.
Il cappello di paglia diventò un accessorio trendy tanto che l’intuito del bolognese Domenico di Sebastiano Michelacci fu nel creare una manifattura, quando, si trasferì a Signa, nel fiorentino, nel 1714.
Scrive Filippo Mariotti, in Notizie storiche, economiche e statistiche intorno all’arte della Paglia in Toscana (Firenze 1858): “Lo smercio dei cappelli di paglia fino dal 1771 era talmente rispettabile che cominciava a formare un traffico di molta importanza”.
Un fulcro produttivo, anch’esso interessante, è quello di Montenappone nelle Marche. “La paglia per i cappelli si ricavava dal grano tenero povero; gli steli venivano puliti con bicarbonato e pasta di zinco, stirati e intrecciati a mano.”
In Francia, il tipico cappello di paglia italiano piaceva tantissimo, tanto che erano chiamati “chapeaux de paille d’Italie”.
Questi copricapi ispirarono perfino lavori teatrali firmati da commediografi di grido quali Eugène Labiche e Georges Feydeau a metà Ottocento e un’opera lirica di Nino Rota (Premio Oscar per la colonna sonora del film Il Padrino – Parte II), intitolata proprio Il cappello di paglia di Firenze.
Nella Toscana del ‘500 si raggiunse un tale livello di raffinatezza che, il Granduca Cosimo I, inviò come dono a vari sovrani d’Europa.
Il comprensorio fiorentino divenne però il primo produttore di cappelli di paglia di qualità in tutto l’Occidente.
I cappelli fiorentini nelle loro infinite varianti a più giri di finissimo materiale d’intreccio, conobbero una fama ineguagliabile imponendosi ovunque quale elemento distintivo nel guardaroba elegante, prima femminile e, quindi, anche maschile.
Il cappello di Paglia realizzato in Toscana è caratterizzato da 40 giri di trecce cucite, ciascuna composta di 13 fili.
In origine, la paglia utilizzata proveniva principalmente dal grano gentil rosso Triticum aestivum, poi, a partire dal XVIII secolo, dal grano triticum vulgare Host (nelle varietà semone e marzuolo), apprezzato per la sua finezza e la luminosità del colore.
Le forme che il cappello può avere sono numerose e seguono le tendenze della moda, come il fioretto (grande e rotondo col bordo largo) o il capote (a tronco di cono).
(Prima parte)
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FONTI VARIE
.: museopaglia.it
.: wikipedia.org
.: quieventi.it