Le aziende lungimiranti come Porsche hanno avanzato l’idea di utilizzare combustibile sintetico e il Centro aerospaziale tedesco ha svelato un’alternativa molto più elevata dell’ambiente, con la sua auto a idrogeno da € 15.000.
Nel contempo però c’è una corsa a creare e immettere sul mercato auto elettriche che peraltro, anche se a noi interessa ben poco il costo, comunque sono oggetti del tutto inutili. Dei balocchi che si deteriorano e pergiunta possono anche esplodere.
I progressi della tecnologia consentono alle menti brillanti di mettere in discussione le ragioni alla base dei problemi climatici, ma con la posizione dogmatica della scienza e il modo affiatato in cui funziona l’industria ambientale, queste scoperte sono relegate al nulla dell’infinito universo.
Se noi ricchi veramente volessimo un pianeta pulito, sappiamo perfettamente che cosa va fatto e non certo caxxeggiare su questo e altro soltanto per nostro puro egoismo, piacere, ecc.
Qualsiasi produttore automobilistico multinazionale non cancellerà le decine di miliardi che ha investito nella propria infrastruttura di produzione.
Il cervello umano è una cosa piuttosto complicata. Lo si vede in quei coyotes degli automobilisti nel mondo con il blitz mediatico in corso e la spinta dei governi a convincerli nell’acquistare inquinanti auto elettriche.
Per caricare ed alimentare un’auto elettrica, hai bisogno di elettricità e la ottieni da centrali elettriche che utilizzano combustibili fossili. Se pensi che genereremo elettricità utilizzando fonti puramente naturali, ripensaci, poiché non abbiamo l’infrastruttura o la capacità di farlo in questi tempi attuali.
Anche il processo di fabbricazione di un’auto elettrica deve essere considerato. I veicoli elettrici richiedono cobalto, litio e nichel e l’estrazione di questi materiali provoca enormi danni all’ambiente naturale.
Quindi bisogna distinguersi fra di noi, ovvero fra chi effettivamente tiene all’ambiente pur non facendo a meno di ciò che si ha e si può avere, e con il resto di menti vuote.
D’altronde fai qualche ricerca sulla Repubblica Demografica del Congo, dove le batterie rappresentano il 60% del cobalto che viene estratto, e se anche te ne frega il piffero…l’estrazione in quel paese coinvolge i bambini.